“Macerie prime – sei mesi dopo” di Zerocalcare****

https_252f252fwww-repstatic-it252fcontent252fnazionale252fimg252f2018252f05252f07252f145223529-0554da51-43fc-4644-afee-639aef6dd106

“Macerie prime – sei mesi dopo” di Zerocalcare****

Ho solo mezzora. Poi devo andare al lavoro e via senza pause fino alle sette. E ammazzerei subito quelli che dicono e sono convinti che gli insegnanti “facciano tre mesi di ferie l’anno”.
La gatta numero tre, Zapata, quella schiva e magrissima, sta partorendo qui di fianco. Già visto che sono per l’ennesima volta tutti nerissimi. E niente, Armero, il mio gattone di fiducia, rules.
Io ascolto i Ghosts.
Belli.
Adatti anche.
Fuori è tornato il sole, ma è un sole meno forte, stanco, forse anche stufo.
Mi fa strano scrivere di Macerie prime, vuoi perché oramai le graphic novel sono le uniche cose che riesco a leggere, ma vuoi e soprattutto perché le macerie sono quello di cui si parla là fuori.
Ne sto vedendo di tutti i colori, dagli ingegneri improvvisati, agli sciacalli che non hanno limite se non l’infinito.
Mi chiedo se ci sarà un inferno su questa terra per queste persone e se ne sapete di un crowdfunding per sterminarle avvertitemi.

Anyway, non è di questo che si deve parlare, qui, ma di Zerocalcare.
E devo dire grazie a Luca che ogni volta si compra e mi presta gli Zerocalcare, perché altrimenti non leggerei niente. Anzi, sto leggendo, un anno dopo, anche il suo regalo di compleanno ed è bellissimo. Ma di questo vi dirò.

Passiamo al libro.
Intanto l’incipit è una figata. Leggi con la paura di non ricordarti macerie prime di novembre e il buon Zero ci dice, Vuei, senti, guarda che anche per i personaggi sono passati esattamente sei mesi dalla volta scorsa e non si sono sentiti, quello che non ti ricordi tu può essere che manco loro, e così io sono andato tranquillo.

Sapete quanto è passato dalle righe precedenti? Quasi una settimana.
E non sono riuscito a trovare il tempo per.
Ho lavorato. Troppo davvero.
Il primo che mi chiede se sono ancora in ferie, pensando che chi insegna non lavora, muore.
Anche perché sono esaurito mentalmente e fisicamente. Nel senso di malattia, non nel senso di modo di dire. Quindi ho le crisi d’ansia, gli istinti suicidi e quelle cose lì, che ti vengono quando sei talmente stanco che non puoi fare più niente di bello o di cose da salvare.
Cose tipo andare al cinema a correre o leggere o a vedere un concerto.
Ora però dovrebbe essere finita.
Piove, e sono contento che piova.
O sono comunque troppo stanco e sfinito per pensare che fino a che lavoravo c’era un sole da 40 gradi e col primo giorno di ferie piove e la temperatura è scesa di venti.
E quindi va bene la pioggia.
E tutto questo, tutta questa normale sconfitta, è molto zerocalcariana.
Come posso non apprezzare questo fumetto, che poi a chiamarlo fumetto è davvero riduttivo, o almeno, lo è per il senso che ha la persona media della parola fumetto.
Questo è un libro, dove la sceneggiatura e il contenuto sono almeno un terzo e un terzo del valore dell’opera. L’altro terzo ovviamente sono i disegni.
Ma i disegni oramai sono quelli che conosciamo meglio, giusto?
E allora mi sembra davvero che l’unica cosa che devo dirvi, riguardo a Macerie prime, sei mesi dopo, è che dovete arrendervi all’idea che se avete amici che leggono e a cui regalate libri, di solito, potete davvero cominciare a pensare di regalare uno Zerocalcare, ché forse magari siete finalmente originali e apprezzati. Perché in questi due Zericalcari, credo davvero che l’arma vincente sia una ottima costruzione del viaggio dell’eroe, Zero, e di tutti quelli che sono gli alleati (gli amici di Zero) e i nemici, che sono quasi sempre irreali. Anzi, sono fusi ai guardiani della soglia.
Come lo scontro armadillo-panda, ovvero coscienza ed egoismo, più o meno.
E dico più o meno, perché davvero glielo dovete dare voi un ruolo ai personaggi di Zero, perché vi ci ritrovate sempre, ma mai pienamente. Avete avuto armadilli, nel vostro dentro, avete avuto Panda juventini, hanno vinto e perso, e forse molti di noi non sanno nemmeno quando.
E allora è un bel viaggio nel nostro dentro, queste macerie prime, ed è un fatto, si ride di meno. 
Lo spasso si è fatto superare a destra da almeno due cose: la storia avvincente e il desiderio di dirci qualcosa. Qualcosa sui brutti luoghi e sulle brutte direzioni in cui stiamo andando.
E va bene così.
Almeno a me, va bene così.
Io che sono sempre molto simile a Secco, io che a me va sempre bene, dicono sempre.
E in effetti lo penso, perché è vero. Ma ogni tanto forse, come Secco, il prode Secco delle cause, delle risse, delle molotov, del disinteresse globale per tutto, ecco, lui, qui, parla, dice. E forse le cose più belle di tutte le Macerie sono messe in bocca a secco.

Come dite? Non si capisce un cazzo di ciò di cui sto parlando? Vero. Avete ragione, più che una recensione pre, sembra una post fazione. Ma come direbbe Secco, cazzi vostri.
E quindi?
E quindi niente, forse ci sentiremo preso, forse no.
Sappiate che c’è il film del prmo grande Zerocalcare. 
Ma se è per quello c’è anche un film su KenShiro, e sì, le due cose sono estremamente collegate.
Avremmo bisogno di alcuni KenShiro, eroi che mettevano la propria violenza al servizio della propria pietà. In fin dei conti, ora i cattivi esistono, e si sprecano.
Poi potrei dirvi che ci sono un sacco di cose.
Cose belle. Da fare.
Io non le farò.
Non andrò a cena con la balena, a Palmanova, per ricordare Basaglia, perché sarò a Milano a vedere i National. E stasera, per dire, c’è Marky Ramone, a Osoppo, aggratis, o Poggi, a terenzano, aggratis, o Doro, a Blessano, aggratis. Ma forse farei bene a spendere quei pochi soldi che ho per prendere una pizza ai miei, che sono sempre più vicini a scomparire, e credo siano le cose che scompaiono, quelle a cui dedicarsi di più.
Potrei dirvi anche che sono usciti gli Interpol, inutili ma ascoltabili, gli Alice, belli, ma pensavo anche meglio. E poi non so di altri. Aspetto Murubutu, altro non aspetto. Altro aspetterà.

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.