"Lezioni Americane" di I. Calvino (2)****

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"Lezioni Americane" di I. Calvino (2)****

1370310-7467003Ve lo ricordate quel post dove vi dicevo che non riuscivo a riporre le Lezioni Americane di Calvino e che, per questo motivo, lo avrei tenuto sul davanzale qui accanto fino a che non vi avrei parlato di tutte e sei le lezioni?Beh, questa è la seconda.
La lezione dedicata alla RAPIDITA’.

La lezione comincia con una breve leggenda, che vi riporto qui di seguito, per intero:

L’imperatore Carlomagno in tarda età s’innamorò di una ragazza tedesca. I baroni della corte erano molto preoccupati vedendo che il sovrano, tutto preso dalla sua brama amorosa e dimentico della dignità regale trascurava gli affari dell’Impero. Quando improvvisamente la ragazza morì, i dignitari trassero un sospiro di sollievo, ma per poco: perché l’amore di Carlomagno non morì con lei. L’imperatore, fatto portare il cadavere imbalsamato nella sua stanza, non voleva staccarsene. L’arcivescovo Turpino, spaventato da questa macabra passione, sospettò un incantesimo e volle esaminare il cadavere. Nascosto sotto la lingua della morta, egli trovò un anello con una pietra preziosa. Dal momento in cui l’anello fu nelle mani di Turpino, Carlomagno si affrettò a far seppellire il cadavere, e riversò il suo amore sulla persona dell’arcivescovo. Turpino, per sfuggire a quell’imbarazzante situazione, gettò l’anello nel lago di Costanza. Carlomagno si innamorò del lago e non volle più allontanarsi dalle sue rive.

Bene.
Calvino dice che lui ci ha messo anche di più di quando l’ha letta lui, e cerca di capire col lettore che cos’è che sia così affascinante. Come dite? Non è affascinante? E’ una cagatina? Okay, facciamo un test. Mettetevi un avviso sul cellulare, diciamo tra una settimana, o anche due, che vi suoni e vi chieda: “Com’era la leggenda di Carlo Magno e dell’anello?”
Scommettiamo che ve la ricorderete?

Perché alla fine si può riassumere, dice Italo, come l’innamoramento di un vecchio per una giovano, un’ossessione necrofila, una propensione omosessuale e […] una contemplazione melanconica.
Cazzo! Mica bubbole! Se la legge il tedesco con il pitale in testa mi lancia un anatema solo per averla riportata. 🙂

Comunque, il fulcro della narrazione è l’anello magico, ovvero un oggetto che fa muovere i personaggi e le cui movenze sono un filo che lega la storia. Così è per l’Orlando Furioso o per Robinson Crusoe, fino a poter affermare che in una narrazione un oggetto è sempre un oggetto magico.

Quel che si sottolinea, dopo aver riportato questa versione (Barbey d’Aurevilly), è che ve ne sono molte altre, della stessa leggenda. L’ha riportata il Petrarca, arricchendola di dettagli, oppure è riportata da Sebastiano Erizzo (XVI sec) con tanto di lamentazioni aggiunte per i personaggi, o infine nelle tradizioni medievali tedesche, con molte variazioni. Eppure Calvino preferisce questa versione perché è rapida, è una successione di avvenimenti dove tutto è lasciato all’immaginazione e la rapidità della successione dei fatti dà un senso di ineluttabile. Certo, ci dice, la rapidità non la intende come valore assoluto, ma soprattutto nelle fiabe, nelle folktales e nelle short stories (mi vengono in mente le short story rapidissime di Stevenson di cui vi parlai qualche tempo fa) va colto l’interesse stilistico e strutturale, per l’economia, il ritmo, la logica essenziale con cui sono raccontate.
Calvino ci parla della contrazione del tempo presente nelle fiabe e del fascino di viaggi lunghi anni che durano una riga. Non è un’apologia assoluta, ben si badi, perché a fianco di queste considerazioni ci sono le citazioni sulla dilatazione del tempo e sul ritmo. Per descrivere la capacità di usare il ritmo e catturare il tempo, di modo che sia mantenuto vivo il desiderio di ascoltare il seguito, si cita una novella di Boccaccio e si paragona il raccontare a un cavallo, che può andare al trotto o al galoppo, ma che ha una velocità mentale.

Per rimarcare la metafora tra narrazione e l’andare a cavallo viene citato un brano di De Quincey (che non so chi sia eh), che descrive un viaggio notturno sul box di un velocissimo mail-coach a fianco di un cocchiere addormentato e che vi riporto perché è bello:

Un batter d’occhio, un pensiero, un’ala d’angelo: che cosa era abbastanza veloce per inserirsi nello spazio fra la domanda e la risposta, separando l’una dall’altra? La luce non segue le proprie ombre più istantaneamente di quanto il nostro travolgente arrivo non facesse nei confronti del calesse che tentava di salvarsi.

Sempre a proposito di velocità fisica e mentale, vengono citati poi, sia Leopardi, sia Galileo (il discorrere è come il correre, e non come il portare). Soprattutto di quest’ultimo Calvino coglie l’esaltazione della letteratura come mezzo insuperabile di comunicazione, riprendendo la potenza “dei vari accozzamenti di quei venti caratteruzzi“. E qui arriva alla summa della sua lezione, al valore che vuole dirci di salvare, per questo millennio che stiamo vivendo:

[…] in un’epoca dove altri media velocissimi e di estesissimo raggio trionfano, e rischiano di appiattire ogni comunicazione in una crosta uniforme e omogenea, la funzione della letteratura è la funzione della comunicazione tra ciò che è diverso in quanto è diverso, non ottundendone bensì esaltandone la differenza, secondo la vocazione propria del linguaggio scritto.

Poi la lezione va avanti.

Si parla del tempo come risorsa scarsa, si parla della digressione e degli obiettivi che Italo si era prefissato nei suoi lavori che lo hanno trattato (Le Cosmicomiche, Ti con zero). Si cita Borges e Monterroso (il famoso racconto breve preferito da Calvino: “Cuando despertò, il dinosaurio todavìa estaba allì“) e si chiude parlando di Mercurio, il dio con le ali ai piedi, e di Saturno, l’introversa e melanconica sua influenza. Mercurio soprattutto, viene contrapposto a Vulcano, il dio della concentrazione focalizzata.

L’ultimo paragrafo di lezione è un’altra storia, e visto che abbiamo fatto trenta…

Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.

Bene.
Anche troppo per oggi. Spero chi già sapeva abbia ricordato e riletto con piacere, chi non sapeva, adesso si senta una persona meglio. 🙂

Comments

  • 10 Febbraio 2010

    sì, letto tempo fa, quasi rimosso e le tue note mi hanno fatto venire la voglia di riprenderlo in mano. O metterlo sul davanzale.

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  • 10 Febbraio 2010

    Ottimi consigli per il prossimo fancool! 😉

    Adoro Calvino, hai letto "se una notte d'inverno un viaggiatore?"

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  • gelostellato
    10 Febbraio 2010

    ehi,
    è funcool!

    comunque sì, ma dalla biblioteca e tanti anni fa quando non lo capivo e infatti me lo voglio ricomprare e rileggere!

    e anche tutto il resto sì 🙂

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  • 13 Febbraio 2010

    questa
    sulla Rapidità
    è stata la più preziosa per me
    insieme alla Leggerezza
    forse anche perchè sono le più immediate da assimilare
    come esempi e citazioni

    ti ho già ringraziato abbastanza?
    😀

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  • 17 Febbraio 2010

    Uhhhhh fancool funcool, è sempre deformazione professionale la mia! Devo perdere il viziaccio di scrivere fun coil al lavoro! Tutta colpa tua! Gelo, prima o poi ti uccido. Anzi, ti faccio uccidere da Fab che mi sembra ben propenso nei tuoi riguardi! Eheh. 😉

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  • Anonymous
    3 Marzo 2010

    utile e bello da leggere, questo blog ha un nuovo fan

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  • gelostellato
    3 Marzo 2010

    bene!
    un nuovo fan e sempre il benvenuto! 🙂

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